Armando Torno
Camminare per pensare meglio, una vecchia abitudine dimenticata
dal Corriere della Sera del 5 aprile 2002

Dobbiamo muoverci, stiamo diventando sempre più poltroni. Questo, in sintesi, il monito dell'«Organizzazione mondiale della sanità» (Oms) alla presentazione della giornata dedicata ad «attività fisica e salute», in calendario il 7 aprile prossimo. L'immobilità dei corpi, caratteristica ormai delle società opulente, è il secondo fattore di rischio, dopo il tabacco. Aumentano gli obesi (dalla fine degli anni '80 sono cresciuti tra il 10 e il 40% nei Paesi europei), aumentano i sedentari (il 37,5% degli italiani), diminuiscono coloro che praticano attività fisiche (dal 37,3 del '99 siamo al 33,2% del 2000). Le patologie sono la naturale conseguenza. Il loro elenco, dai disturbi cardiocircolatori all'osteoporosi, lo risparmiamo perché non è piacevole. Che fare? Muoversi, pedalare, smaltire la ciccia, soprattutto camminare. Tutti verbi che sembrano presi in prestito da un vocabolario nostalgico e invece sono indispensabili alla salute. Una studiosa americana, Rebecca Solnit, in un suo recente saggio dal titolo Wanderlust, ove tratta la storia del camminare, ci ricorda che questo atto è ormai diventato una forma d'arte che potrebbe essere accolta nei musei.
Le raccomandazioni dell'Oms sono guarnite di dati: ogni giorno è bene fare un po' di sport, fosse anche della semplice attività fisica. Ad esempio: andare in bicicletta per distanze di 3,5-4,8 chilometri, salire e scendere le scale, camminare per tratti di 1,5-2,8 chilometri.
Da parte sua, la Solnit, che si concentra sui vantaggi di quest'ultima attività, sostiene che la decadenza del camminare e la (conseguente) scomparsa degli spazi comuni nelle città è una minaccia per la democrazia. Parole grosse? Non proprio.
Nel suo saggio di 326 pagine ricche di dati e riferimenti, la Solnit, capace di osservare il mondo partendo dal movimento dei piedi, utilizza una metafora che forse interessa anche noi italiani: ricorda che le folle dovrebbero prendere una direzione verso qualcosa e non girare su se stesse facendo quello che comunemente si chiama un girotondo. Ciò sarebbe una speranza per il camminare e offrirebbe un futuro meno preoccupante alle nostre società. A differenza delle proposte del1'Oms, la studiosa americana ritiene che le palestre, insieme a computers e macchine, siano le cause del declino del camminare e abbiano trasformato l'uomo in una sorta di «Sisifo aerobico» che non ha più tempo per meditare o riflettere. Le sue ricerche mettono in evidenza il danno fisico e soprattutto quello culturale. Gli esempi, in tal caso, si sprecano.
E noto che ci fu addirittura una scuola filosofica vicina ad Aristotele, i peripatetici, che prese il suo nome dal fatto che le dispute venivano fatte camminando. E che pensare di Dickens? Il grande scrittore inglese sapeva camminare «in modo onirico» (cosi disse di lui Chesterton), trasformando la strada in un infinito spettacolo di variazioni, in un flusso in cui è salutare per la mente abbandonarsi. Tra i francesi l'esempio più semplice da fare è quello della camminate di Rousseau, ma preferiamo altro visto che questo filosofo trovò il tempo per le passeggiate mettendo all'orfanotrofio tutti i suoi bambini. Meglio Baudelaire, meglio la folgorante intuizione che si legge ne I fiori del male, e precisamente in Le soleil: quando il poeta scende per le strade nobilita la sorte anche delle cose più vili. Un'immagine è sublime: «Come in sassi incespico in parole per imbattermi, a volte, in un verso sognato». L'atto del camminare, insomma, induce all'ispirazione artistica e aiuta l'intuizione, oltre che la salute. Non a caso Paul Klee diceva che, a proposito del disegno, occorre «far fare una passeggiata a una linea». Del resto, soltanto camminando i paesaggi si trasformano in quadri e poi si fissano nella nostra memoria.
Passando ai riflessi politici, diremo che l'allarme dell'Oms può accordarsi con gli esempi della Solnit. Se l'obesità ha raggiunto in Italia il 25,2% tra i tredicenni, e quindi la nostra società futura si presenterà più appesantita, non bisogna dimenticare che le marce della pace o quelle di protesta, le manifestazioni in genere, hanno un valore se si svolgono camminando. I pellegrinaggi hanno perso buona parte della loro sacralità da quando si sono trasformati in viaggi organizzati e veloci. Il contatto con la Terra ci rende più credibili. E aiuta la snellezza di corpi e idee.

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